Tuesday, September 13, 2011

Da voi lontan

Speranza

In "Wagner", with Richard Burton as Richard Wagner and Vanessa Redgrave as Cosima Wagner, Prince Paul of Thurn and Taxis (played by Arthur Denberg) appears performing as Lohengrin on the Alpsee and at the occasion of his visit to Tribschen together with King Ludwig II in May 1866.

Thurn und Taxis as Lohengrin

Da voi lontan

Speranza

Ludwig II, Ludwig Otto Friedrich Wilhelm von Wittelsbach, qualche volta tradotto in italiano anche come "Luigi II di Baviera" (n. Monaco di Baviera, 25 agosto 1845 – Lago di Starnberg, 13 giugno 1886), fu Re di Baviera dal 1864 al

1886

-- anno in cui fu dichiarato pazzo e deposto.

È a volte indicato come Swan King in inglese e der Märchenkönig (il Re delle favole) in tedesco.

Altri titoli erano Conte Palatino del Reno, duca di Baviera, Franconia e Svevia.

Ludwig è a volte indicato anche come il "Pazzo re Ludwig", anche se l'esattezza di tale etichetta è stata contestata.

Poiché Ludovico fu deposto per motivi di malattia mentale, senza visita medica, e morì il giorno dopo in circostanze misteriose, le domande sulla "diagnosi" medica restano controverse.

Uno dei suoi detti più citato è "Voglio rimanere un eterno enigma per me stesso e per gli altri".

Ludwig è noto come un eccentrico la cui eredità si intreccia con la storia dell'arte e dell'architettura.

Infatti egli commissionò la costruzione di numerosi stravaganti castelli fiabeschi (il più famoso è il "Neu Schwann Stein") e fu un devoto mecenate del compositore di opere, Richard Wagner.

Re Ludwig è generalmente ben voluto e ancora oggi venerato da molti in Baviera.

La sua propensione nel costruire castelli è una grandiosa eredità per la Baviera e contribuisce ad incrementarne il fatturato turistico di massa.

Nato a "Nymphenburg" (oggi parte di Monaco di Baviera), era figlio di Massimiliano II di Baviera e della Principessa Maria di Prussia.

Da bambino a Ludovico venne continuamente ricordato il suo potere reale, e benché estremamente viziato in alcune occasioni, fu anche severamente controllato dai suoi precettori e sottoposto a un duro regime di studio ed esercitazioni.

Gli apologisti di Ludovico spiegano che molta parte del suo comportamento insolito fu causata dallo "stress" di crescere in una famiglia reale, paragonandolo ai problemi che hanno sperimentato reali moderni, come gli appartenenti alla Dinastia Windsor.

La giovinezza di Ludovico ebbe dei momenti lieti, come le visite con la famiglia a Hohenschwangau e al Lago di Starnberg.

Da adolescente Ludovico divenne molto amico del suo aiutante di campo, il bell'aristocratico e attore

Paul Maximilian Lamoral von Thurn und Taxis

della facoltosa famiglia bavarese dei

Thurn und Taxis.

I due giovani andavano a cavallo insieme, leggevano poesie e allestivano scene delle opere di Riccardo Wagner.

La relazione si infranse quando Paul divenne più interessato alle ragazze.

Durante la sua gioventù, Ludovico iniziò anche una lunga amicizia con la cugina Elisabetta, imperatrice d'Austria.

Entrambi amavano la natura e l'arte.

Come la biografia dell'imperatrice d'Austria e regina di Ungheria scritta da Nicole Avril testimonia, Sissi era una cultrice di Heinrich Heine e, sull'esempio del celebre poeta di Düsseldorf, chiamava se stessa, nelle sue poesie, "gabbiano", per il suo amore mistico e travolgente per il mare e al cugino donava, sempre nei sonetti scritti di suo pugno, l'epiteto di "aquila" ("A te, aquila della montagna/Ospite delle nevi eterne/Un pensiero del gabbiano/Re delle onde frementi")

Luigi ascese al trono bavarese all'età di 18 anni, a seguito della morte del padre.

Il suo aspetto giovane e pensieroso lo rese molto popolare in Baviera e all'estero.

Uno dei suoi primi atti fu il patrocinio ufficiale del suo idolo, Riccardo Wagner.

Per gran parte del suo regno, Ludovico promosse la riconciliazione fra gli stati tedeschi.

Gli "stress" maggiori nei primi anni di regno di Ludovico furono l'aspettativa per un erede e le relazioni con la Prussia.

Entrambe le questioni furono in primo piano nel 1867.

Ludovico era fidanzato con la principessa Sofia, sua cugina, nonché sorella minore dell'imperatrice Elisabetta.

Il loro fidanzamento venne reso pubblico il 22 gennaio 1867, ma dopo aver ripetutamente rinviato la data del matrimonio, Ludovico alla fine annullò il fidanzamento in ottobre.

Sofia sposò in seguito Ferdinando Filippo Maria, Duca di Alençon (1844 – 1910), figlio di Luigi Carlo Filippo Raffaele, Duca di Nemours.

Ludovico non si sposò mai.

Anche se Ludovico si era schierato a fianco dell'Austria contro la Prussia nella Guerra Austro-Prussiana, accettò un trattato di mutua difesa con la Prussia nel 1867, dopo essere stato sconfitto in guerra.

In base ai termini del trattato, la Baviera si unì alla Prussia contro la Francia nella guerra franco-prussiana.

Su richiesta di Bismarck, Ludovico sollecitò una lettera, nel dicembre 1870, che chiedeva la creazione di un Impero tedesco.

Egli ricevette alcune concessioni in cambio del suo appoggio, ma l'era dell'indipendenza bavarese era terminata.

Per tutto il suo regno, Ludovico ebbe una fila di infatuazioni per uomini di bell'aspetto, tra cui il suo stalliere capo

Richard Hornig,

la stella ungherese del teatro

Josef Kainz,

e il cortigiano

Alfons Weber.

Nel 1869, Ludovico iniziò a tenere un diario nel quale registrò le sue riflessioni private e discusse i suoi tentativi di sopprimere i suoi desideri sessuali e rimanere fedele ai suoi convincimenti cattolici.

I diari originali di Ludovico andarono persi durante la II guerra mondiale e tutto ciò che rimane oggi sono copie di brani, fatte prima della guerra.

Queste, assieme a lettere private e ad altri documenti personali sopravvissuti, suggeriscono che Ludovico abbia combattuto la propria omosessualità.

Con il progredire del suo regno, Ludovico si ritirò sempre più spesso.

Negli anni 1880 spese gran parte del suo tempo ritirandosi sulle Alpi, dove fece costruire diversi e costosi palazzi da favola con lo scenografo Christian Jank, e immaginando un mondo di sogno in cui era un monarca assoluto, discendente da Luigi XIV di Francia.

Regno di Baviera
Wittelsbach

Massimiliano I (1805 - 1825)

▼ espandiFigli

Luigi I-- Augusta AmaliaCarolina AugustaCarlo TeodoroElisabetta LudovicaAmalia AugustaMaria AnnaMatildeSofiaLudovica
Luigi I (1825 - 1848)
▼ espandiFigli
MassimilianoOttoLeopoldoAdelgondaIldegardaAlessandraAdalberto
Massimiliano II (1848 - 1864)
▼ espandiFigli
Luigi II-- Otto I
Luigi II (1864 - 1886)
Otto I (1886 - 1913)
Luigi III (1913 - 1918)
▼ espandiFigli
Rupprecht (1869-1955);Aldegonda (1870-1958)Maria Ludovica (1872-1954)Carlo (1874-1927);FrancescoMatildeWolfgang (1879-1895)Ildegarda (1881-1948);Notburga (1883)Wiltrud (1884-1975)Helmtrud (1886-1977)Dietlinde (1888-1889)Gundelinde (1891-1983)
Rupprecht (1921 - 1955)
▼ espandiFigli
Luitpold (1901-1914)Irmingard (1902-1903)Alberto (1905-1996)figlia (1906)Rudolf (1909-1912)Heinrich (1922-1958)Irmingard (n. 1923)Editha (n. 1924)Hilda (n. 1926)Gabriele (n. 1927)Sophie (n. 1935)



Il castello di Neuschwanstein
Il castello di Herrenchiemsee
Il castello di Linderhof

Il castello di Hohenschwangau

Castello di Neuschwanstein –

una drammatica fortezza di architettura romanica con interni bizantini e gotici, che venne costruita vicino al castello del padre: Hohenschwangau.

Numerosi affreschi ritraggono scene dalle opere di Wagner.

La gloria cristiana e l'amore casto figurano predominanti nell'iconografia, e si sperava forse potessero aiutare Ludovico a vivere secondo i suoi ideali cattolici.

Alla morte di Ludovico il castello non era ancora stato completato.

Neuschwanstein avrebbe fornito l'ispirazione per il castello de La bella addormentata nel bosco di Disney.

Linderhof – un palazzo ornato in stile neo-rococò, con bei giardini curati.

Il parco contiene una grotta artificiale dove cantanti d'opera si esibivano su un lago sotterraneo illuminato con l'elettricità, una novità per quel tempo, e la capanna di Hunding, ricostruzione della scena tratta dall'opera La Valchiria di Richard Wagner.

All'interno del palazzo l'iconografia riflette il fascino di Ludovico per l'Ancien Régime francese.

Egli si riteneva il "Re Luna", in analogia con il "Re Sole", Luigi XIV di Francia.

Herrenchiemsee – una replica della reggia di Versailles, che nei progetti, l'avrebbe dovuta superare in dimensioni e fastosità. È situata su un'isola al centro del lago Chiemsee.

Buona parte del palazzo è rimasta incompiuta e Ludovico vi soggiornò solo una volta.

Ludovico fece decorare parte della residenza reale di Schachen con interni in stile arabico, con anche una replica del Trono del Pavone.

Fece inoltre progettare il castello di Falkenstein, che non venne però mai realizzato.

Un dipinto dell'architetto Christian Jank mostra l'edificio come una versione ancora più fiabesca e elaborata di Neuschwanstein, arroccato su uno sperone roccioso.

Il 10 giugno 1886, Ludovico venne ufficialmente dichiarato pazzo dal governo e incapace di esercitare i suoi poteri governativi.

Il principe Luitpold venne dichiarato reggente.

Il professor Bernhard von Gudden, nonostante non avesse mai visitato Ludovico, lo dichiarò pazzo sulla base del materiale da lui prodotto, che era ritenuto molto più che sufficiente per lo scopo.

D'altra parte è un fatto che egli si disinteressasse totalmente del governo e che le casse della casa reale fossero state da lui totalmente prosciugate.

Alcuni storici ritengono che Ludovico fosse sano, ma vittima di un intrigo.

L'imperatrice Elisabetta sostenne che,

"Il Re non era matto.

Era solo un eccentrico che viveva in un mondo di sogni.

Avrebbero potuto trattarlo più gentilmente, e risparmiargli con ciò una fine così terribile."

La presa in custodia del popolare capo di stato fu fatta in segreto, ma l'evento fu inusuale come la vita stessa di Ludovico.

Un'eccentrica ma leale baronessa arrivò ai cancelli della residenza agitando il suo ombrello e redarguendo gli uomini che erano andati a prendere Ludovico.

Un nutrito gruppo di contadini si affollò a Hohenschwangau per proteggere il sovrano.

Essi intendevano scortare Ludovico fino alla frontiera per salvarlo dalla cattura, ma il re rifiutò.

Un battaglione di soldati di stanza nella vicina cittadina di Kempten era stato richiamato a Neuschwanstein dal monarca, ma fu trattenuto dal governo.

Ludovico tentò di rendere pubblico il seguente proclama:

«Il principe Luitpoldo intende salire al potere come reggente della nazione senza la mia volontà. I miei attuali ministri hanno falsificato le informazioni sul mio stato di salute e stanno preparando atti di alto tradimento nei confronti del mio amato popolo... Chiedo ad ogni fedele Bavarese di aiutare i miei seguaci nell'ostruzione di questo tradimento pianificato del Re e della Patria».

Tale proclama fu stampato da un quotidiano di Bamberga l'11 giugno 1886, ma le copie vennero tutte sequestrate dal governo per evitarne la diffusione.

Molti dei telegrammi di Ludovico ai giornali e ai suoi amici furono intercettati.

Il sovrano ricevette anche un messaggio da Bismarck, che lo invitava ad andare a Monaco e di mostrarsi al popolo, ma Ludovico rifiutò di lasciare Neuschwanstein.

La mattina del 12, una seconda commissione si recò al castello.

Il re fu arrestato alle ore 4.00 e trasferito al castello di Berg, a sud di Monaco.

La morte di Ludovico, avvenuta al lago di Starnberg, è avvolta nel mistero.

Il 13 giugno alle 18.30 Ludovico chiese di poter fare una passeggiata con il dottor Gudden.

Gudden accettò e disse alle guardie di non seguirli.

I due uomini non fecero più ritorno.

Furono ritrovati entrambi morti nelle acque del lago alle 23.30 del giorno stesso.

In seguito nei pressi del punto del ritrovamento fu costruita una piccola cappella in cui ogni anno, il 13 giugno, si tiene una cerimonia commemorativa.

Il decesso del deposto monarca fu classificato come suicido per annegamento, ma esistono numerose teorie alternative.

Ludovico era un buon nuotatore e l'acqua gli arrivava alla cintola, inoltre l'autopsia ufficiale riporta che non fu trovata acqua nei suoi polmoni.

Nonostante non siano emerse valide prove di violenza alcuni ritengono che Ludovico sia stato assassinato dai suoi avversari politici o mentre tentava di fuggire da Berg.

Un'altra ipotesi è quella che l'ex-sovrano sia morto per cause naturali (come un infarto o un ictus) durante un tentativo di fuga.

Ludovico fu seppellito nella cripta della Michaelskirche di Monaco di Baviera.

Ludovico viene ricordato come uno dei più strani sovrani tedeschi.

Era abbastanza popolare tra i suoi sudditi, probabilmente per varie ragioni.

Innanzitutto cercò di evitare per quanto possibile conflitti armati, assicurando alla Baviera un periodo di pace; è dibattuto se questo comportamento sia da attribuire ad idee pacifiste o semplicemente ad uno scarso interesse nei confronti del potere politico.

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Il suo atteggiamento eccentrico attraeva molto la gente.
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Nonostante detestasse le folle, Ludovico amava viaggiare in incognito tra la sua gente e successivamente, chiunque si fosse dimostrato ospitale con lui, senza sapere che si trattasse del sovrano, veniva ricompensato con cospicui doni.

In Baviera viene ancora ricordato con il titolo affettuoso di unser Kini ("il nostro re" in bavarese).

Paradossalmente, nonostante avesse portato quasi alla bancarotta la famiglia reale bavarese per costruire le sue residenze, queste sono ora diventate attrazioni turistiche che sono fonte di grandi profitti per lo Stato.

Ludovico fu il principale sostenitore del compositore Richard Wagner, e finanziò la costruzione del Festspielhaus di Bayreuth.

Egli lasciò una grande collezione di piani e disegni che aveva commissionato per altri castelli e stanze che non furono mai realizzati.

Molti di questi disegni si trovano oggi nel Museo Re Ludovico II a Herrenchiemsee.

Questi progetti di edifici risalgono all'ultima parte del suo regno, a partire dal 1883.

Dato che il denaro iniziava a scarseggiare, gli artisti sapevano che le loro opere non sarebbero mai state realizzate.

I progetti si fecero quindi più stravaganti e numerosi, dato che gli autori non dovevano badare ad economia o praticità di realizzazione.

Nel 1972 fu realizzato il film Ludwig, diretto da Luchino Visconti e basato sulla sua vita.

Il videogioco Gabriel Knight 2: The Beast Within è ambientato in Baviera nei castelli di Ludovico e accenna alla sua vita pur contenendo comunque molti elementi fantastici.

Esiste anche un manga in tre volumi dell'artista Higuri You, pubblicato dalla Kadokawa Shoten, chiamato Ludwig II (ルートヴィヒⅡ世, Ruutovihi II sei), racconta in modo romanzato la vita amorosa di Ludovico.

A Ludovico sono stati dedicati due musical: Ludwig II - Sehnsucht nach dem Paradies (Ludovico II - Nostalgia del paradiso) e Ludwig² - Der Mythos lebt (Ludovico - il mito vive) entrambi messi in scena nel teatro appositamente costruito a Füssen sulle rive del Forggensee di fronte al castello di Neuschwanstein.

Una delle trasmissioni radiofoniche, andate in onda nei primi anni settanta con il titolo "Le interviste impossibili", è dedicata a Ludwig II.

L'intervistatore è Alberto Arbasino, che
appena entrato in uno dei famosi castelli
bavaresi viene investito da una
sontuosa opera wagneriana.

Ludwig è interpretato da Carmelo Bene, che fa rivivere il monarca e ne racconta la storia, camminando sul confine invisibile tra l'ironico ed il tragico.

[modifica] AscendenzaLudovico II Padre:
Massimiliano II di Baviera Nonno paterno:
Ludovico I di Baviera Bisnonno paterno:
Massimiliano I di Baviera Trisnonno paterno:
Federico Michele di Zweibrücken-Birkenfeld
Trisnonna paterna:
Maria Francesca Dorotea del Palatinato-Sulzbach
Bisnonna paterna:
Augusta Guglielmina d'Assia-Darmstadt Trisnonno paterno:
Giorgio Guglielmo d'Assia-Darmstadt
Trisnonna paterna:
Maria Luisa Albertina di Leiningen-Dagsburg-Falkenburg
Nonna paterna:
Teresa di Sassonia-Hildburghausen Bisnonno paterno:
Federico di Sassonia-Altenburg Trisnonno paterno:
Ernesto Federico III di Sassonia-Hildburghausen
Trisnonna paterna:
Ernestina Augusta di Sassonia-Weimar
Bisnonna paterna:
Carlotta di Meclemburgo-Strelitz Trisnonno paterno:
Carlo II di Meclemburgo-Strelitz
Trisnonna paterna:
Federica Carolina Luisa d'Assia-Darmstadt
Madre:
Maria Federica di Prussia Nonno materno:
Federico Guglielmo Carlo di Prussia Bisnonno materno:
Federico Guglielmo II di Prussia Trisnonno materno:
Augusto Guglielmo di Prussia
Trisnonna materna:
Luisa Amalia di Brunswick-Lüneburg
Bisnonna materna:
Federica Luisa d'Assia-Darmstadt Trisnonno materno:
Luigi IX d'Assia-Darmstadt
Trisnonna materna:
Carolina del Palatinato-Zweibrücken-Birkenfeld
Nonna materna:
Maria Anna d'Assia-Homburg Bisnonno materno:
Federico V d'Assia-Homburg Trisnonno materno:
Federico IV d'Assia-Homburg
Trisnonna materna:
Ulrica Luisa di Solms-Braunfels
Bisnonna materna:
Carolina d'Assia-Darmstadt Trisnonno materno:
Luigi IX d'Assia-Darmstadt
Trisnonna materna:
Carolina del Palatinato-Zweibrücken-Birkenfeld

[modifica] Onorificenze[modifica] Onorificenze bavaresi Gran Maestro dell'Ordine di Sant'Uberto

Gran Maestro del Reale Ordine di San Giorgio per la Difesa dell'Immacolata Concezione

Gran Maestro dell'Ordine militare di Massimiliano Giuseppe

Gran Maestro dell'Ordine al Merito della Corona Bavarese

Gran Maestro dell'Ordine al Merito di San Michele

Gran Maestro dell'Ordine di Ludovico

Gran Maestro dell'Ordine di Massimiliano per le Scienze e le Arti

Gran Maestro dell'Ordine al Merito Militare di Baviera


[modifica] Onorificenze straniere Cavaliere dell'Ordine del Toson d'oro

Cavaliere dell'Ordine dell'Aquila Nera

Cavaliere dell'Ordine Supremo della Santissima Annunziata

Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine di Luigi d'Assia


[modifica] Fonti delle citazioniin inglese:

Blunt, Wilfred and Michael Petzet. The Dream King: Ludwig II of Bavaria. 1970. ISBN 0-241-11293-1, ISBN 0-14-003606-7.
Chapman-Huston, Desmond. Bavarian Fantasy: The Story of Ludwig II. 1955.
King, Greg. The Mad King: The Life and Times of Ludwig II of Bavaria. 1996. ISBN 1-55972-362-9

McIntosh, Christopher.
The Swan King: Ludwig II of Bavaria. 1982. ISBN 1-86064-892-4


[modifica] BibliografiaHerre, Franz: Ludwig II. Milano, Bompiani, 1987
Reichold, Klaus: König Ludwig II. von Bayern - zwischen Mythos und Wirklichkeit, Märchen und Alptraum; Stationen eines schlaflosen Lebens; München, Süddt. Verl., 1996
Schäffler Anita, Borkowsky Sandra, Adami, Erich: König Ludwig II. von Bayern und seine Reisen in die Schweiz - 20. Oktober - 2. November 1865, 22. Mai - 24. Mai 1866, 27. Juni - 14. Juli 1881; eine Dokumentation, Füssen, 2005
Richter, Werner: Ludwig II., König von Bayern, 14.Aufl.; München, Stiebner, 2001, 335 S., ISBN 3-8307-1021-6
Flensburg Helena, Gemmer Franz: Ludwig II di Baviera. Torino, Edizioni MEB, 1973
Desing, Julius: König Ludwig II. Sein Leben - Sein Ende. Lechbruck, Verlag Kienberger, 1976
Desing, Julius: Wahnsinn oder Verrat - war König Ludwig II. von Bayern geisteskrank?, Lechbruck, Verlag Kienberger, 1996
Oberdorfer, Aldo: Il re folle.

"Luigi II di Baviera".
Milano, Mondadori, 1973
Botzenhart, Christof: Die Regierungstätigkeit König Ludwig II. von Bayern - "ein Schattenkönig ohne Macht will ich nicht sein", München, Verlag Beck, 2004, 234 S., ISBN 3-406-10737-0
[modifica] Note1.^ McIntosh, pagg. 155-158
[modifica] Altri progetti Wikimedia Commons contiene file multimediali su Ludovico II di Baviera
Wikiquote contiene citazioni di o su Ludovico II di Baviera
[modifica] Collegamenti esterniLudwig II: vita, castelli, curiosità
Ludwig II il Re delle favole - Trasmissione speciale di Stella del Sud, RAI, 30 giugno 2007]
Morte misteriosa
Testimonianze sugli eventi del 10 giugno 1886 ad Hohenschwangau
Il film Ludwig nell'Internet movie database
Predecessore: Re di Baviera Successore: [[Immagine:{{{immagine}}}|30x30px]]
Massimiliano II 1864-1886 Ottone I I
con
II
con
III
con
IV
con
V
con
VI
con
VII
con
VIII
con
IX
con
X
con
XI
con
XII
con
XIII
con
con
Massimiliano II {{{data}}} Ottone I
Portale Biografie Portale Storia
Estratto da "http://it.wikipedia.org/wiki/Ludovico_II_di_Baviera"
Categorie: Nati nel 1845 | Morti nel 1886 | Nati il 25 agosto | Morti il 13 giugno | Personalità legate a Monaco di Baviera | Persone morte suicide | Morti per annegamento | Richard Wagner | Re di Baviera | Wittelsbach | [altre]

Lohen-Grin, Grin-Lohen

Speranza

Le Loherain Garin s'en va vers la chapelle que fit l'ermite;

il marche l'épée tirée, l'écu mis en avant, tout à pied, défendant son parti.

Le duc entre en courant dans le moutier, il va offrir son écu sur l'autel et réclame l'assistance de dieu qui ne mentit jamais : " J'ai péché envers vous , Seigneur, cela me cause du chagrin ; de même que vous pardonnâtes vraiment à Longin le coup mortel dont il vous a frappé, de même gardez-moi de mort et péril. Si je l'avais pu, je serais allé vous servir en juste croisade contre les Sarrazins ". Mais voici là-dessus l'évêque Lancelin, avec lui Guillaume l'Orgueilleux, de Monclin, le comte Fromont et son fils Fromondin. Ils font remplir le moutier des gens de leur parage. Le comte Guillaume frappe son compère, lui donne un grand coup de l'épieu poitevin, dont il lui enfonce tout le fer dans le corps, il lui brise deux des côtes du milieu, tellement le coup fut violent ; Garin tombe à terre. Le Loherain s'est relevé sur ses pieds et tire l'épée dès qu'il a senti la mort, il frappe de terribles et merveilleux coups ; que de blessés, que de tués ! Le baron en a mis à mal plus de quatorze. Enfin l'évêque Lancelin le frappe, ainsi que le vieux Fromont et son fils Fromondin ; ils ont fait mourir le duc, que Dieu lui fasse merci ! Garin gît parmi ceux qu'il a tués comme un chêne au milieu de petits arbres... "

D'après La mort de Garin le Loherain, vers 4729-4753.

Monday, September 12, 2011

Cavaliere del cigno

Luigi Speranza

Favole non minori s'addensano attorno all'ordine del Cigno, del quale si racconta una storiella, che essendo inventata poteva anche scriversi più leggiadra, attribuendone la fondazione alla figliuola del duca Teodorico, ed all'anno 711.

Altri autori non si contentarono di un' antichità
così modesta, e ne fecero autore Silvio Brano,
che diede il suo nome al Brabante, ed era
contemporaneo di Giulio Cesare.

Che vi sia stato nei tempi di mezzo qualche cavaliere errante, che abbia illustrato l'impresa del cimiero, o dello scudo che portava, e che dalla medesima s'intitolasse cavaliere del Cigno, è cosa molto probabile, poichè si trova che, verso la metà del secolo xlv, uno dei principali alberghi di Parigi era appunto sotto l'insegna du Cavaliere del Cigno.

Che nel 1615 Carlo di Gonzaga di Cleves, duca di Nevers volesse stabilire o ristabilire un ordine del Cigno, lo narra Favin, a cui speriamo che nelle cose contemporanee si possa aggiunger fede.

Il vero però si è che nel 1350 il grande Amedeo vi di Savoia,
chiamato il conte Verde fondava, od almeno concorreva
principalmente alla fondazione del Cigno nero, il cui fine principale era d'impedire le guerre private, come si è già in altro luogo da noi accennato.

Lo statuto di quest' ordine, sebbene già pubblicato,
ci pare troppo curioso, perchè noi ci dispensiamo dal
qui riprodurlo, come in sua sede appropriata.

La Compagnia del Cigno se sera par la manière que sensuit.

« Premierement.

Quilz porteront d'argent au Cigne le pied et le bec roge.

Et soyent tenuz do porter le en armes et en auftre maniere en roubez quilz porteront en excucel ou en aultre maniere en entreseigne que appareisse quilz le portent si quil soit appareissant quilz sont de la Compaignie.

« ltem.

Que li Compaignons soyent tenuz et jurent de siegre ung laultre a lour propre despens en contre tous seigneurs et vassaulx et parans jusques a gra de cusin germain.

« llem.

Quil soyent ordene certain Chevallier par les marches qui receiuent les Compaignons de l'ordre et quil ne receiuet negun qui ne puisse auoir cheual ou coursier et roncin et puisse seruir 8 jours a ses despens toutes Ies fois seroit besoing et tantes fois com le besoing seroit es Compaignons de lordre.

« Item.

Que si aucons Compaignons de cest Ordre auoit a faire li uns auec aultres ou par parolles ou par aultre chose quelle quelle soit.

Quilz ne soyent tenuz ne puissent mourre guerre li uns encontre l'aultre mais que les Cheualliers ordenes es marches ainsi dici est le puissent accorder.

Et ilz soyent tenuz de faire et attendre tout ce quelesditz chevaliers en vouldrent ordener et cougnoistre.

Et ou cas en que lune des parties ne vouldroyent tenir lordenance des Cheualliers Que en celi cas sans rompre sairement les Compaignons de l'Ordre puissent aider a laultre partie a lordenance des ditz Cheualliers a garder et deffendre sa raison.

« ltem.

Se aucons des Compaignons auoit ne riote ne guerre a un aultre qui ne fui du sairement.

Quil ne puisse nedoiue mourre guerre sans la voulente des Cheualliers nommez en la marche et li dictz Cheualliers soyent tenuz de somer celi qui ne seroit du sairement pour auoir raison de li et selon ce que bon lour sembleroit et ou cas que lon ne la pourroit auoir que les aultres du sairement soyent tenuz daider a celi qui seroit lour Compaignon a lordenance des Cheualliers.

« ltem.

Que tuit li Banneret receuz a cest sairement sovent tenuz nu Escuyer soyent tenuz a mettre chascun an. 8. escus dorctCheuallier simple. 4. et Escuyer. 1. et soit mis ces argens en la main daulcon religions est a scauoir ceulx des marches de Sauoie et de Geneuois Aultecombe ceulx de Bressc et de Bourgoingne en moni Merlo et ceulx de la marche de Vienne en une aultre religion et li Cheualliers de les roarches soyent tenus de ces choses soliciter et bailler largent en Ut main de lun des Religious et ces argens ne se puisse desprendre si ce nest par lordenance des Cbcualliers des marches et des Compaignons qui pourrent auoir et se face le payement a la Sainct Andre. Et est lentent des Compaignons que ces argens ne se puisse despendre se ce nestoit par estreordinaire tei qui fut accorde par les Compaignons.

« Item. Que tuit li riche home qui seront receu du dict sairement soyent tenuz payer une somme dargens a lordenance des Cheualliers selon lour puissance.

« Item. Que tuit li Compaignons de lordre soyent tenuz de seruir les grans seignours qui seroyent de lordre a ses despens des ditz seigneurs de lour personnes Et les seigneurs soyent tenuz de servir dune quantite le ditz Compaignons a lour despens a l'ordenance des Cheualliers.

« Ce sont cil qui sont entre en lordre de la Compaignia del Cigno ».

Premierement Monsicur De Savoie.

M.r De Genève.

M.r Galeaz Vlsconte.

M.r De La Sarree en Savoie.

M.r Pierre Dc Bullonsciìz Cheuallier en sa marche

des dessus nommez. M.r Jean Revolre eliz Cheuallier cn sa marche. M.r Berlioz De Foraz. Forreis De Tornonz. M.r Pierre De Compols. Serteavz De Momrrion. Jean De Sollier. AlMONET LA CVE.

M.r Plerre De Crange. Ame De Rogimont.

Saturday, September 10, 2011

Sconosciuta terra

Speranza

Copiato da
(c) Luigi Verdi. 

Negli anni seguenti all’unità d’Italia, Bologna conobbe una profonda trasformazione, dovuta alla nuova situazione politica e sociale determinatasi dalla fine dello Stato Pontificio, al quale la città era stata legata per circa tre secoli.

Il Teatro Comunale di Bologna fino ad allora non aveva ospitato nessuna 'prima assoluta' delle principali opere del melodramma.

I titoli più significativi del repertorio erano stati battezzati soprattutto a Milano, Roma, Napoli, Venezia.

Così Bologna, pur essendo una delle grandi capitali della musica italiana, era tuttavia periferica rispetto alla storia del melodramma.

La nascente borghesia bolognese viveva questa situazione con un certo disagio, anche perché nessun compositore italiano sembrava intravedersi all’orizzonte che potesse essere contrapposto alla figura di Verdi, il quale aveva nella Scala di Milano la sua sede privilegiata.

Le opere rappresentate a Bologna avevano per lo più una eco locale, e lo storico e bellissimo teatro della città emiliana non poteva vantare, secondo l’intellighenzia bolognese, una storia che potesse essere all’altezza con quella di altri teatri.

La prima occasione di risveglio si ebbe con l'arrivo sul podio bolognese del celebre direttore d'orchestra Angelo Mariani, in particolare con la prima italiana del Don Carlo di Verdi che, ottenuto un esito insoddisfacente a Parigi, aveva invece ottenuto a Bologna nel 1867, sotto la direzione di Angelo Mariani, la sua definitiva consacrazione.

Mariani può definirsi il primo direttore d’opera italiano inteso in senso moderno.

Fino ad allora la responsabilità di una messa in scena era divisa fra due persone, il maestro direttore d’orchestra (di solito il primo violino), e il maestro concertatore, il quale assemblava le parti vocali all’orchestra.

Questa distinzione rimane anche oggi nella doppia dicitura di ‘maestro concertatore e direttore d’orchestra’ che si dà al direttore d’opera moderno.

Mariani fu il primo ad assumere su di sé in toto la realizzazione della parte musicale.

A seguito del Don Carlo bolognese, molti giornali avevo riferito che il successo ottenuto da quest’opera era piuttosto merito del Mariani, che le aveva infuso nuova vita; sarebbe così nata, secondo numerosi biografi,[1] una certa rivalità tra il Mariani e il Verdi, che avrebbe determinato l’allontanamento fra i due musicisti, dovuto in realtà anche ad altri motivi.

Il primo motivo sarebbe legato alla cosiddetta Messa per Rossini, che Verdi avrebbe voluto vedere eseguita a Bologna diretta dal Mariani, in occasione del primo anniversario della morte di Rossini, nell’autunno 1869. Le parti della Messa erano state commissionate a 10 compositori ritenuti tra i più rappresentativi della musica melodrammatica e religiosa italiana. Fra questi compositori non figurava il Mariani che aveva anch’egli ambizione di compositore. Il fallimento del progetto della Messa di Rossini, che Verdi attribuì agli ostacoli frapposti dal Mariani che nel frattempo era impegnato a Bologna a dirigere la stagione d’autunno che comprendeva tra l’altro, il Profeta, Gli Ugonotti, e Roberto il diavolo, tre opere di Meyerbeer, inasprirono il Verdi, il quale pensò allora di affidare la prima esecuzione dell’Aida al Cairo al direttore Bottesini, un incarico a cui ambiva invece il Mariani.

Si aggiunga il fatto che la celebre cantante
Teresa Stolz, convivente fino allora di
Angelo Mariani, si separò da lui, forse
sotto l’influenza del Verdi.

Questi pettegolezzi sono all’origine

di una ipotesi avvalorata da alcuni

commentatori, secondo cui Mariani, per

ripicca contro il Verdi, si era impegnato

con tutte le sue forze per portare in

Italia la musica di Wagner, l’unico autore in qual momento che potesse contrapporsi a Verdi, ed oscurare così il suo astro incontrastato.

Occorre però dire che da una analisi dei documenti storici, non vi sono elementi significativi che inducono a pensare che l’ingresso di Wagner in Italia, ed a Bologna in particolare, sia dovuto al desiderio di Mariani di fare uno sgarbo a Giuseppe Verdi.

Si sa, la storia musicale si nutre spesso anche di questi aneddotti, che risultano a volte particolarmente resistenti alle rettifiche.

L’arrivo a Bologna di un’opera di Wagner si deve soprattutto all’interessamento del sindaco di Bologna

Camillo Casarini,

che si fece interprete di un sentimento popolare di rinnovamento molto diffuso a Bologna.

Che poi quest’opera l’abbia diretta il Mariani era una scelta ovvia, visto che operava a Bologna dal 1860 con grande successo.

Casarini trovò un fervente alleato nella

signora Lucca,

editrice delle opere di Wagner in Italia, e in buona parte della stampa bolognese, dominata allora da Enrico Panzacchi, entusiasta wagneriano e sostenitore di un rilancio del teatro bolognese sulle scene nazionali e internazionali, e da Gustavo Sangiorgi, Consigliere comunale e direttore dell’influente giornale musicale L’Arpa.

Alla metà di agosto del 1871 ancora non era deciso quale sarebbe stato il programma della stagione autunnale del teatro di Bologna, anche se già da un paio di anni si parlava della possibilità di rappresentare il Lohengrin di Wagner.

Può sorprendere, visto che oggi le stagioni liriche si programmano con anni di anticipo.

Comunque l’intenzione di riuscire nell’impresa era fortemente sorretta dal sindaco Casarini, che nell’estate di quell’anno si recò personalmente a Monaco con la signora Lucca per assistere a una rappresentazione del Lohengrin e per discutere sulla messa in scena a Bologna.

Secondo Bottrigari Casarini si incontrò anche con Wagner stesso e con il re Ludwig che gli avrebbero promesso di venire a Bologna per assistere all’opera.

Il 23 ottobre Wagner scrisse personalmente a Mariani da Triebschen sul lago di Lucerna, dandogli alcuni consigli sulla messa in scena del Lohengrin.

Mariani rispose nei giorni seguenti scrivendo tra l'altro a Wagner che

“niuna delle vostre indicazioni sarà minimamente trascurata”.

Il sindaco Casarini, adunata d’urgenza la Giunta comunale, deliberò di comunicare al Mestro l’invito a Bologna per la prima rappresentazione della sua opera.

Wagner rispose telegraficamente di non potere accettare l’invito.

Wagner sarebbe venuto a Bologna
solamente 5 anni dopo, nel
1876, in occasione del "Rienzi".

Si giunse così al 1° novembre 1871, data della prima rappresentazione del Lohengrin, che ebbe un grande successo.

I pezzi replicati furono 3:

i due Preludi e

la Marcia nuziale, "Resta godere, coppia fedele".

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Alle fine dell’opera gli artisti furono chiamati quattro volte sul palcoscenico.

Nei panni del protagonista era il tenore
parmense Italo Campanini, che legò per
sempre il suo nome a questa interpretazione.

Troppo numerose sono le recensioni della serata, tanto da potere riempire un libro intero.

Si veda ad esempio il Panzacchi oppure Gino Monaldi,
che scrisse tra l’altro:

“Con quella esecuzione il Mariani fece assurgere
l’orchestra italiana a livello delle più
celebrate orchestre europee”.

Su quella serata ci resta anche una lettera scritta dal pittore tedesco Gustal Gaul all’amico Nilius di Vienna, che scrisse tra l'altro una frase divenuta celebre.

"I tedeschi ci hanno messo degli anni a trovare bello il Lohengrin.

I sensibili bolognesi lo hanno scoperto subito la prima sera".

La Gazzetta dell’Emilia riportava:

“Nella platea ogni più piccolo interstizio era occupato, e non solo sulla porta ma anche sulla sala d’ingresso stavano compatti gli uditori, fra i quali numerosissimi forestieri”.

I profumieri di Bologna misero in vendita per l’occasione delle acque e dei cosmetici allusivi al famoso cavaliere del Cigno.

Si vendeva anche una essenza odorosa Lohengrin, e cappelli con simboli del Lohengrin.

Mariani scrisse una lettera a Wagner il 2 novembre 1871, comunicando il successo dell’opera, ed il compositore gli inviò per ringraziarlo una riproduzione del proprio ritratto eseguito dal pittore Jäger, con la dedica scritta di suo pugno

“Evviva Mariani!!! Richard Wagner- Lucerna 12 Nov 1871”,

oggi conservato al Municipio di Genova.

Le masse artistiche del Comunale ricevettero da Wagner
la fotografia di una statua di Lohengrin con la dedica
autografa.

"Ai miei eccellentissimi coristi di Bologna.
Lucerna, 10 Nov 1871”.


Il 19 novembre 1871 Verdi assistette alla
rappresentazione del Lohengrin dal palco 23
del secondo ordine, appuntando sullo spartito le sue osservazioni.

Fu riconosciuto ma non volle mostrarsi al pubblico.

Ripartì la notte stessa per Busseto.

Lo spartito con le annotazioni di Verdi si trova oggi presso la Villa di Sant’Agata.

In tutto Verdi annotò 114 osservazioni, 78 negative e 25 positive.

Nel complesso Verdi ne ebbe una impressione mediocre, come risulta dalla lettera che scrisse poi a Giulio Ricordi:

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"Tutto quello che ho visto a Bologna

e che ora sento a Firenze mi stomaca!

Mi sento in questo momento così irritato che
metterei mille volte il fuoco allo
spartito dell'"Aida" senza mandare
un sospiro."

"Non voglio essere lohengrinato."

"Piuttosto il fuoco!".

Quella sera Verdi si era incontrato casualmente con Mariani alla stazione di Bologna, e Mariani descrisse l’incontro imbarazzato in una lettera all’amico Del Signore, il 20 novembre 1871.

I due musicisti non si sarebbero mai più incontrati fino alla morte del Mariani, avvenuta nel giugno 1873.

In quegli stessi giorni, il 7 novembre 1871, Wagner scrisse da Lucerna una celebre lettera ad Arrigo Boito, in cui sosteneva che

“Forse è necessario un nuovo
connubio del genio dei popoli
e in tal caso a noi tedeschi
non potrebbe sorridere una
più bella scelta d’amore che
quella che accoppiasse
il genio d’Italia col
genio di Germania”.

Wagner era un nome in grado di suscitare un ampio dibattito, ed infatti la prima del Lohengrin fu ampiamente trattata sui giornali dell’epoca, come mai era avvenuto prima per un’altra opera.

Si analizzarono tutti gli aspetti della musica wagneriana e del suo assunto poetico, si diede il via alla famosa querelle sulla musica italiana e la musica tedesca, su avveniristi e tradizionalisti, ed in breve il nome della città di Bologna fu indissolubilmente legata alla prima rappresentazione italiana delle opere di Wagner.

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A Milano si manifestò invece apertamente l’avversione per Wagner, confermata poi nel clamoroso fiasco del Lohengrin alla Scala il 20 marzo 1873.

A seguito del grande successo del Lohengrin, il 31 maggio 1872 il Consiglio Comunale di Bologna decise di insignire il grande compositore della cittadinanza onoraria bolognese.

Il 1° agosto 1872 Il Municipio di Bologna inviò a Wagner la lettera con cui comunicava l’avvenuta nomina onorifica.

Riccardo Wagner fu molto toccato per l’onore conferitogli dalla città di Bologna, e rispose il 3 ottobre 1872 con una lettera molto conosciuta, tradotta in italiano su tutti i giornali bolognesi e poi citata su innumerevoli pubblicazioni successive, dove scrisse fra l’altro:

“Un successo come quello del mio Lohengrin a Bologna non era neppure immaginabile in veruna città della Francia."

"Sotto l’usbergo soltanto della

parola "Libertas" era possibile che un’opera,

la quale anzi tutto presentavasi, e

per vero dire in modo singolarmente strano,

contraria alle abitudini di un pubblico, come

la mia al pubblico di Bologna, potesse

tosto ottenere amichevole ospitalità, al pari

di una produzione del paese."

"Con ciò l’italiano ebbe a confermare, che la sua potenza creatrice è sempre inesauribile, che il suo genio già un tempo rigeneratore del bello é ancora suscettibile di accogliere nuova, e benefica luce poiché soltanto chi sa e può produrre, sentesi libero da ogni ostacolo e indipendente per fare buon viso a produzioni straniere.”

Wagner e Mariani si scrissero nei mesi successivi al successo del Lohengrin.

Il compositore sperava di vedere Mariani a Bayreuth il 22 maggio 1872, quando vi convennero numerosi artisti in occasione della posa della prima pietra del grande Teatro.

Wagner scrisse allora a Mariani, augurandosi di poterlo incontrare un giorno.

Mariani rispose il 24 giugno 1872, scrivendo tra l’altro:

“Probabilmente sarò chiamato a dirigere in autunno, l’esecuzione di un vostro capolavoro e se non sono all’altezza delle vostre creazioni poetiche, sento tuttavia che la mia anima le comprende”.

Fu questo l’anno del Tannhäuser che andò in scena a Bologna il 7 novembre 1872, ottenendo un esito più contrastato del Lohengrin.

Scrive il Panzacchi:

“Il Tannhäuser, alla prima rappresentazione dopo il successo del primo atto, continuò e terminò in mezzo a un diavolerio di fischi e grida nemiche. Nelle sere successive i fischi mutarono in sempre crescenti applausi e le grida nemiche nell’attenzione profonda di un pubblico numeroso e soddisfatto”.

La Gazzetta musicale di Milano[20] si compiacque del fiasco della prima del Tannhäuser riportando:

“L’eccelso Mariani fra gli urli ha potuto salvare la sua bacchetta!”.

Era questa l’opinione dei fautori dell’opera italiana contro quella tedesca.

E’ certo che il fiasco della prima era stato preorganizzato dagli oppositori di Wagner, così che alle recite successive il Tannhäuser andò sempre più confermando il suo successo.

Non mancarono contrasti ed acclamazioni come “Viva Rossini! Morte a Wagner!” a cui corrisposero le grida “Andate a scuola! Alla porta!”.

Sull’onda del dibattito avviato dalla opere di Wagner, si inserice il clamoroso successo ottenuto nel 1873 dell’opera i Goti di Stefano Gobatti.

Il pubblico bolognese credette di intravedere nel giovane maestro polesano l’astro nascente in grado di porsi sulla scia di Wagner e contrapporsi in Italia all’egemonia di Verdi.

L’opera di Gobatti aveva pregi notevoli, ma il successo eccezionale (ben 51 chiamate al palcoscenico!), finì col nuocere al giovane compositore, che si trovò coinvolto in dispute strumentali che lo coinvolsero suo malgrado.

Altro grande successo si ebbe col Mefistofele di Boito nel 1875, che va letto anch’esso come una affermazione del partito progressista filo-wagneriano a Bologna, nei confronti dei fautori dell’opera italiana di Verdi.

Il Mefistofele era infatti caduto miseramente alla Scala nel 1868.

Dopo la prima rappesentazione dell’Anello del Nibelungo a Bayreuth dal 13 al 30 agosto 1876, Wagner pensò di concedersi un po’ di riposo con un lungo viaggio in Italia, dalla quale mancava dal 1861.

Wagner partì da Bayreuth il 14 settembre 1876, assieme ai figli Isolde, Eva e Siegfrid, alla moglie Cosima Liszt, alla figlia di lei Blandine, avuta dal suo precedente matrimonio con Hans von Bülow, e ad una governante.

Il primo soggiorno a Bologna ebbe luogo dal 26 al 29 settembre 1876.

Wagner giunse nella città quasi in incognito, il 26 settembre alle 5 pomeridiane, e prese alloggio all’"Albergo d’Italia", Via Ugo Bassi.

Visitò la città con tutta la famiglia e si incontrò con il Sindaco Gaetano Tacconi, concordando una sua visita ufficiale a Bologna nel mese di dicembre, in occasione della messa in scena del "Rienzi".

Ripartì quindi il 29 settembre, alle 3 di notte.

Wagner tornò a Bologna il 4 dicembre 1876 e dopo aver presenziato ad una rappresentazione del "Rienzi" al Teatro Comunale ed a un ricevimento ufficiale in suo onore all’Albergo d’Italia, ripartì per Firenze alle ore il pomeriggio del 5 dicembre.

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Fu quella l’unica volta
che Wagner assistette ad
una rappresentazione di
una sua opera in Italia.
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E fu un evento che ebbe una grande risonanza.

In quella occasione Wagner volle regalare al Sindaco di Bologna la bozza autografa di quattro carte che era servita per l’orchestrazione della “Grosser Festmarsch zur Eröffnung der hundertjährigen Gedenkfeier der Unabhängigkeits-Erklärung der vereinigten Staaten von Nordamerika” (Grande Marcia festiva per l’Apertura delle Celebrazioni centenarie della Dichiarazione d’Indipendenza degli Stati Uniti d’America).

Il 4 dicembre La Società Coristica Teatrale di Bologna aveva fatto pervenire a Wagner un biglietto di saluto, ed il 5 dicembre Le Coriste bolognesi consegnarono al Maestro, prima della sua partenza, un cordiale biglietto di congedo.

Di questi eventi, oltre alle cronache contenute nei giornali locali, esistono molte testimonianze dirette.

La prima fase dell’esperienza wagneriana a Bologna può dirsi conclusa con la prima rappresentazione in Italia de Il Vascello Fantasma il 14 novembre 1877, così che Wagner il 28 ottobre di quell’anno poteva scrivere da Bayreuth alla signora Lucca.

"Cara Signora Luca,
Gli affari di Bologna mi rallegrano assai.
E’ là, a Bologna soltanto che io ho
potuto mettere un po’ di piede in Italia.
A Bologna ho trovato dei veri amici, delle
persone egregie e tutto un insieme di
cose che avrebbero ben potuto decidermi
a stabilire il mio domicilio
fra amici così eccellenti e seri, così favorevoli all’idea che mi guida nell’arte, se ormai non fosse troppo tardi per me.
Prendo grande interessamento alla esecuzione del Vascello fantasma, e nulla mi sarebbe più gradito che poter assistere alle rappresentazioni di quest’opera, ma col tempo che corre mi è impossibile venirci”.

L’esito del Vascello fantasma fu simile a quello del Tannhäuser.

La prima rappresentazione fu contrastata, a questo contribuirono secondo il Panzacchi “l’animo impreparato del pubblico, l’imperfetta esecuzione dei cantanti, il ridicolo meccanismo alla fine del terzo atto”.

Ma già alla seconda rappresentazione “le cose volsero subito al meglio. La musica riascoltata con l’attenzione contegnosa e onesta di un giudizio d’appello, rivelò agli ascoltatori bellezze nemmeno sospettate alla prima rappresentazione, giovando a ciò efficacemente la esecuzione di molto migliorata.

Ed ecco il pubblico a ricredersi e ad applaudire con la stessa sincerità con cui la sera innanzi aveva zittito e fischiato”.

Nel complesso l’opera ottenne un successo, e l’orchestra diretta da Marino Mancinelli si confermò tra le migliori d’Europa.

Apprezzata pure l’interpretazione di Maria Durand (Senta) e Gustavo Moriani (L’Olandese).

Negli anni 80 il contrasto fra sostenitori ed oppositori della musica di Wagner parve attenuarsi, e i grandi meriti del compositore tedesco vennero col tempo unanimemente riconosciuti.

Permaneva la grande difficoltà della messa scena delle sue opere e la necessità di un direttore d’orchestra che potesse rivelarsi all’altezza di un compito tanto impegnativo.

Con la venuta a Bologna del grande direttore Luigi Mancinelli, si presentò la possibilità di allestire nuovamente un Lohengrin che potesse degnamente reggere il confronto con la celebre prima del 1871.

I primi rapporti tra Luigi Mancinelli e Richard Wagner risalivano al 1880, quando il giovane direttore d’orchestra aveva scritto al Maestro chiedendogli alcuni chiarimenti sulle esecuzioni della Cavalcata delle Walkirie e della Morte di Isotta, che avrebbe dovuto dirigere a Milano.

Wagner rispose con una lettera del 3 dicembre 1880, contenente numerose annotazioni musicali.

In un’altra lettera del 10 dicembre 1882 Wagner scrisse ancora a Luigi Mancinelli per chiedere la disponibilità dell’Orchestra del Teatro Comunale per una esecuzione a Venezia della propria Sinfonia in Do, composta circa 50 anni prima, per celebrare l’anniversario del suo matrimonio con Cosima.

Questo progetto non poté avere luogo.

Negli anni '80 il Lohengrin fu rappresentato a Teatro Comunale di Bologna in ben 3 stagioni.

Il 12 novembre 1882 diretto da Luigi Mancinelli (12 rappresentazioni), con Ottavio Nouvelli nella parte del protagonista, Nadina Bulicioff (Elsa) e Angelo Tamburlini (Enrico).

Il 25 ottobre 1887 (15 rappresentazioni) con Vittorio Podesti sul podio, Franco Cardinali nella parte del protagonista e Valentina Mendioroz (Elsa).

Infine il 16 novembre 1889 (12 rappresentazioni) diretto da Gialdino Gialdini e con la coppia Alfonso Garulli (Lohengrin) e Ernestina Bendazzi Garulli (Elsa).

La morte di Wagner, avvenuta a Venezia il 13 febbraio 1883 ebbe ampia eco sui giornali bolognesi.

Nel trigesimo della morte il Municipio di Bologna volle commemorare l’illustre concittadino con un concerto nell’aula del Liceo Musicale, diretto da Luigi Mancinelli.

In quel periodo l’impresario tedesco Angelo Neumann costituì una compagnia di Teatro Richard Wagner, con la quale allestì la Tetralogia nel 1882 e nel 1883, in numerose tournée in tutto il mondo, sotto la direzione di Anton Seidl.

La prima italiana della Tetralogia si ebbe a Venezia dal 14 al 18 aprile 1883.

La compagnia si esibì poi a Bologna dal 20 al 25 aprile con pieno successo.

Il 23 aprile avrebbe dovuto avere luogo un concerto wagneriano diretto dal Mancinelli, ma non fu possibile realizzarlo, per incomprensioni con alcuni membri della compagnia tedesca del Neumann.

Luigi Mancinelli avrebbe poi diretto un nuovo allestimento del Tannhäuser il 1 novembre 1884 (9 rappresentazioni), con Leopoldo Signoretti nella parte del protagonista e Ginevra Giovannoni Zacchi come Elisabetta.

Al nome di Giuseppe Martucci è invece legata la prima italiana del Tristano e Isotta, andata in scena il 2 giugno 1888 (7 rappresentazioni), in occasione dell’Esposizione universale emiliana, con Ottavio Nouvelli e Aurelia Cattaneo nelle parti dei protagonisti.

L’opera destò grande impressione in tutto l’ambiente musicale e fu un trionfo personale per Giuseppe Martucci, da poco nominato direttore del Liceo Musicale, come successore di Luigi Mancinelli.

La consuetudine di eseguire brani di Wagner in forma sinfonica iniziò nel 1881 sotto la guida di Luigi Mancinelli, che diresse in concerto il Preludio di Tristano e Isotta. Questa abitudine si consolidò negli anni successivi per interessamento dell’Associazione Universale Richard Wagner - Sezione di Bologna, fondata nel 1887, il cui Presidente Alfredo Bonora fu molto attivo. L'esecuzione di estratti delle opere di Wagner divenne particolarmente frequente con Giuseppe Martucci, che dal 1891 al 1900 diresse quasi ogni anno, nel periodo primaverile, un concerto sinfonico-corale di musica esclusivamente wagneriana. Vennero inoltre pubblicati alcuni interessanti opuscoli con il programma e la presentazione dei concerti.[32].

Dal 1893 la Sezione bolognese dell'Associazione Universale Richard Wagner pubblicò regolarmente il proprio bollettino ufficiale bimestrale, dal titolo Cronaca wagneriana. In questo decennio i concerti sinfonici wagneriani prevalsero sull’allestimento di sue opere: la nuova moda del verismo musicale aveva concentrato l’attenzione del pubblico sulle nuove opere dei giovani autori emergenti (Puccini, Mascagni, Giordano). Di Wagner si ricordano un allestimento de La Walkiria il 4 novembre 1897 (16 rappresentazioni) con Alfonso Garulli come Sigmund e Maria Giudici Caruson come Brunilde, e un allestimento del Crepuscolo degli Dei il 29 ottobre del 1898 (12 rappresentazioni); entrambe le due opere furono dirette da Edoardo Vitale.

Il primo decennio del Novecento fu fitto di appuntamenti wagneriani per il Comunale di Bologna.

Dopo l’ennesimo Lohengrin del 25 novembre 1902 (5 rappresentazioni), diretto da Alessandro Pomè, il 29 ottobre 1904 ebbe luogo la prima bolognese dei Maestri Cantori di Norimberga (18 rappresentazioni), una delle poche opere wagneriane di cui Bologna non può vantare la prima rappresentazione in Italia (la prima italiana era stata a Milano nel 1889, diretta da Franco Faccio). Sul podio era Arturo Toscanini, che diresse l’Orchestra del Teatro Comunale anche nel Sigfrido del 9 ottobre 1905 (9 rappresentazioni), con il celebre tenore Giuseppe Borgatti nella parte del protagonista.

Nel 1906, in occasione del 35° anniversario della prima del Lohengrin a Bologna, fu allestito L’Oro del Reno, diretto da Rodolfo Ferrari e con il basso Adamo Didur nella parte di Wotan, il tenore Giuseppe Borgatti come Loge e il baritono Giuseppe De Luca come Alberico. Fu eseguita anche la scena finale de La Walkiria, e il professor Domenico Oliva tenne un discorso commemorativo. In quella occasione fu posta nel foyer del Comunale una targa in ricordo di Wagner, ma non essendo arrivati in tempo a fonderla, vi fu provvisoriamente collocato il calco in gesso. Il professor Giovanni Federzoni dettò una inscrizione commemorativa.[33]

Il 27 ottobre 1907 segnò il ritorno a Bologna, dopo circa 20 anni, di Luigi Mancinelli, che vi diresse il Tristano e Isotta (15 rappresentazioni), con Giuseppe Borgatti e Amelia Pinto nelle parti dei protagonisti.
Il 14 ottobre 1908 fu la volta de La Walkiria (12 rappresentazioni), diretta da Edoardo Vitale, con il soprano Maria Giudici Caruson nella parte di Brunilde.
Rodolfo Ferrari tornò sul podio bolognese il 24 ottobre 1909 dirigendo Il Crepuscolo degli Dei (12 rappresentazioni) con il tenore Giuseppe Borgatti nella parte del protagonista, e il 22 ottobre 1910 con Tannhäuser (15 rappresentazioni), con Edoardo Ferrari Fontana nella parte del protagonista e il baritono Bruno Cirino come Germano.
Il 1912 segnò il debutto bolognese di Gino Marinuzzi che diresse il Tristano e Isotta il 26 ottobre (10 rappresentazioni), con Edoardo Ferrari Fontana e Teresina Burchi nelle vesti dei protagonisti.

Nel 1913, ricorrendo l’anniversario della nascita di Giuseppe Verdi e di Richard Wagner, ci furono aspre polemiche sui giornali e nell’opinione pubblica bolognese, sul fatto che del compositore italiano fosse stata programmata al Teatro Comunale un’opera minore come i Lombardi, mentre di Wagner fossero in programma due opere importanti come il Lohengrin e il Parsifal.[34] Inoltre essendo stata esposta fin dal 1906, nel foyer del Comunale una targa in ricordo di Wagner, la targa fu ritirata dalla scultore Silverio Montaguti fino a quando il Comune di Bologna fu costretto a commissionargli una analoga targa dedicata a Verdi. Le due targhe, così fuse in bronzo furono poste nel foyer del Comunale nel dicembre 1913. Inoltre la inscrizione dedicata a Wagner, dettata dal Federzoni nel 1906, fu tolta.[35].
I wagneriani, non soddisfatti di questa soluzione, fecero pervenire al Comune la richiesta di una nuova inscrizione, da porre questa volta sotto il portico del Teatro Comunale. La proposta innescò un’aspra polemica, e si formò un comitato contro la posa di quella targa, che coinvolse anche l’allora direttore del Liceo Musicale Ferruccio Busoni, che fu accusato di germanesimo. Il comune prese tempo, poi la guerra ebbe il sopravvento; nel 1920 i wagneriani riproposero l’iniziativa che però, mutati i tempi, non ebbe seguito.[36]

La prima del Lohengrin ebbe luogo l’11 novembre 1913, a cui seguirono 14 repliche; sul podio era Rodolfo Ferrari, che aveva già diretto L’Oro del Reno nel 1906, Il Crepuscolo degli Dei nel 1909, il Tannhäuser nel 1910. Il successo fu completo e oscurò i Lombardi alla prima crociata di Verdi che andarono in scena del 4 dicembre, con sole 6 rappresentazioni.

Così il Lohengrin a Bologna dal 1871 al 1913, in circa 40 anni fu eseguito in ben 11 allestimenti, di cui 6 al Comunale (1871, 1882, 1887, 1889, 1902, 1913), 3 al Brunetti poi Duse (1884-1891-1900), 2 al Teatro del Corso (1907-1911) Da sottolineare il fatto che le rappresentazioni del Lohengrin hanno sempre avuto luogo di novembre, il mese in cui si ebbe la prima del 1871. [37]

Il 1° gennaio 1914 al Teatro Comunale di Bologna si eseguì, per la prima volta fuori Bayreuth, il Parsifal di Wagner. Il 31 dicembre 1913 scadeva infatti il divieto, imposto da Wagner stesso, di eseguire la sua opera fuori Bayreuth. Per avere il primato, il Comunale di Bologna stabilì di fare eseguire l’opera alle ore 15.00, anticipando altri teatri come il Costanzi di Roma, che avevano programmato il Parsifal quello stesso giorno.
L'opera ottenne un grande successo; sotto la direzione di Rodolfo Ferrari, l'orchestra di Bologna riuscì a realizzare un Parsifal wagneriano autentico, la cui esecuzione ebbe ampia risonanza in tutto l'ambiente musicale europeo. Il tenore Giuseppe Borgatti, unanimemente considerato il più grande interprete italiano delle opere di Wagner, interpretava la parte di Parsifal, il baritono Giulio Cirino (già Enrico nel Lohengrin del 1913), era Gurnemanz, e poi Elena Rakovska (Kundry), Alfredo Gandolfi (Amfortas), Luigi Rossi Morelli (Klingsor). [38] Furono date alle stampe numerose cartoline commemorative dell’avvenimento.
Il successo della rappresentazione bolognese del Parsifal oscurò quello degli altri teatri, tanto che un celebre critico del Resto del Carlino coniò lo slogan pubblicitario rimasto celebre: "Italiani, salutate: passa la Bologna musicale!"[39]

La fama del Teatro Comunale di Bologna è rimasta in seguito legata alla fortuna delle opere di Wagner, confermando così quanto un celebre critico ebbe a scrivere, e cioè che "solo ritornando a Wagner, conservando la gloriosa tradizione e ad essa attaccandosi con maggiore fervore, con maggiore religione, sia possibile salvare Bologna musicale dalla decadenza. Bologna è la città santa del wagnerismo italiano e tale deve restare: ecco l'assioma davanti al quale è inutile sognare di mettersi a discutere.[40]


[1] Si veda l’articolo di Francesco Scanzoni su “La tribuna” dell’11 ottobre 1921.

[2] E. Bottrigari, Cronaca di Bologna, Berselli editore, Bologna 1961, vol.IV, 1869-1871.

[3] La lettera è presso il Civico Museo Bibliografico Musicale di Bologna . Il carteggio Wagner-Mariani, fu pubblicato da A. Panizzardi nella “Lettura” XXI, 7, 1 luglio 1921.

[4] Enrico Panzacchi, Al Lohengrin in Riccardo Wagner, Ricordi e studi, Bologna, Zanichelli 1883.

[5] Gino Monaldi, Le prime rappresentazioni celebri Milano. Treves. 1910.

[6]

Ute Jung,
Die Rezeption der Kunst Richard Wagners in Italien, Regensburg 1974,
edizione italiana di Agata Liliana La Mattina,

"La fortuna di Wagner in Italia",
in Wagner e l’Italia, a cura di Giancarlo Rostirolla, Torino, ERI, 1982, p.67.

[7] Claudio Santini-Lamberto Trezzini, La questione wagneriana, in Due secoli di vita musicale. Storia del Teatro Comunale di Bologna, a cura di Lamberto Trezzini, Bologna 1987, pp.123.

[8] Mario Panizzardi, Wagner in Italia, vol.II, Genova 1923, p. 32.

[9] La fotografia si trova a Bologna, Civico Museo Bibliografico musicale.

[10] Il testo delle annotazioni è riportato da Emanuele Luzio, nei Carteggi verdiani, vol.II, Reale Accademia d’Italia, Studi e documenti 1935, pp.217-20.

[11] Giorgio Perazzo, Wagner e il wagnerismo a Bologna, in Strenna Storica
Bolognese, XXXIII, 1983, p.194.

[12] Umberto Zoppi, Mariani, Verdi e la Stolz, Milano, Garzanti 1947

[13] Richard Wagner, Brief an einem Italienischen Freund, 7 November 1871, in Opere Complete, IX, 287-91. Riprodotta in Mario Panizzardi, Wagner in Italia, vol.II, Genova 1923, p. 35.

[14] Si veda ad esempio: A. Fano, Il Lohengrin al Comunale di Bologna, in Mondo Artistico, V-VI Milano 1871-72; I. Licurgo, Lohengrin a Bologna, in “Gazzetta musicale”, 45, Milano 1871

[15] Archivio Storico del Comune di Bologna, Atti del Consiglio Comunale, 31 maggio 1872.

[16] La lettera di trova oggi a Bologna, Civico Museo Bibliografico Musicale.

[17] Milano, collezione privata Luigi Rognoni, riprodotta in Mario Panizzardi, Wagner in Italia, vol.II, Genova 1923, p.48.

[18] Mario Panizzardi, Wagner in Italia, vol.II, Genova 1923, p.49

[19] Riprodotto in Mario Panizzardi, Wagner in Italia, vol.II, Genova 1923, p. 209.

[20] Gazzetta musicale di Milano, 10 novembre 1872, 45.

[21] Claudio Santini-Lamberto Trezzini, La questione wagneriana, in Due secoli di vita musicale. Storia del Teatro Comunale di Bologna, a cura di Lamberto Trezzini, Bologna 1987, vol.I pp.123.

[22] cfr, Sergio Paganelli, Repertorio critico degli spettacoli e delle esecuzioni musicali dal 1763 al 1966, in Due secoli di vita musicale. Storia del Teatro Comunale di Bologna, a cura di Lamberto Trezzini, Bologna 1987, vol. II

[23] La bozza autografa di quattro carte che era servita per l’orchestrazione, cui era unita come scrive il Gaspari una lettera del Sindaco a dimostrarne l’autenticità, è oggi nella scansia UU23 del Civico Museo Bibliografico Musicale di Bologna.

[24] I due documenti sono presso l’Archivio Storico del Teatro Comunale di Bologna.

[25] Wagner a Bologna (4-5 dicembre 1876).

Testimonianze, a cura di Luigi Verdi, in occasione del conferimento del diploma accademico onorario a Eva Wagner Pasquier, Accademia Filarmonica di Bologna, 29 novembre 2000.

[26] La lettera è riprodotta sul quotidiano La Patria, 50, 19 febbraio 1883, p.2

[27] in Enrico Panzacchi, Riccardo Wagner, Ricordi e studi, Bologna, Zanichelli 1883. Riprodotto in Mario Panizzardi, op.cit, p. 212.
[28] Ivi, p.213.

[29] Il fac-simile di questa lettera è in Francesco Florimo, R.Wagner e i Wagneristi, Ancona, Morelli 1883.

[30] La lettera è oggi presso il Civico Museo Bibliografico Musicale di Bologna.

[31] La lettera è oggi presso il Civico Museo Bibliografico Musicale di Bologna; è riprodotta sul quotidiano bolognese La Patria, 52, 21 febbraio 1883, p.2.

[32] Gli opuscoli si trovano presso l’Archivio Storico del Teatro Comunale di Bologna e la Biblioteca dell’Archiginnasio di Bologna.

[33] Cinquantenario wagneriano 1883-1933, a cura della Società Riccardo Wagner, Bologna 1933. Riprodotta in Luigi Verdi, Inscrizioni commemorative a soggetto musicale a Bologna, Accademia Filarmonica di Bologna, 2001.

[34] I Lombardi del maestro Verdi al Teatro Comunale, Archivio Storico del Comune di Bologna, Atti del Consiglio Comunale, Sessione del 29 luglio 1913.

[35] Targhe commemorative in bronzo di Riccardo Wagner e Giuseppe Verdi. Ne viene affidata l’esecuzione al prof. Silverio Montaguti per il compenso complessivo di L 4800. Archivio Storico del Comune di Bologna, Carteggio amministrativo, Titolo X, Rubrica 3, Sezione 4.

[36] Proposta di un Comitato per la collocazione sotto il porticol del Teatro di una lapide a ricordo della prima rappresentazione italiana delle opere di Riccardo Wagner avvenute in Bologna. Archivio Storico del Comune di Bologna, Carteggio amministrativo 1914, Titolo X, Rubrica 3, Sezione 4.

[37] G. Gualerzi, C. Marinelli-Roscioni, Wagner in Italia, Venezia, [s.n.], 1971.

[38] Ricordo della prima rappresentazione del Parsifal al Teatro Comunale, Bologna, 1 gennaio 1914, edito dalla Società orchestrale bolognese.

[39] Gajanus, Parsifal in due edizioni memorabili, in "L'Avvenire d'Italia", 20 gennaio 1914.

[40] Giovanni Nascimbeni, Bologna wagneriana, Firenze, XVII, 44, 3 novembre 1912, p.3